Fedor Dostoevskij diceva: ‘la bellezza salverà il mondo…’ ma io credo, piuttosto, che proprio la bellezza contribuirà alla sua distruzione.
Non scherzo.
Come concetto puro, avulsa da ogni riferimento terreno, la bellezza sarebbe positiva.
Ma a contatto col sensibile (con la natura con l’uomo) si trasforma in qualcosa di maledetto e il suo potere, seduttivo come quello del diavolo (che non per niente era il più bello di tutti gli angeli) è assolutamente deleterio.
In epoche cosiddette civili, l’uomo ha attribuito alla bellezza (di cose e persone) un valore diverso da quello originale, arbitrario, le ha dato un valore economico, la cui unità di misura è il denaro, col quale teoricamente non dovrebbe avere alcun rapporto, se non che per la bellezza l’uomo (e la donna ovviamente) è disposto a pagare. Molto.
Un tempo la bellezza andava dalla Natura all’Arte attraverso l’Opera umana che la riproduceva mediata dalla fantasia, dall’abilità artigiana, dal genio. Fin da subito però si delineò una netta discrepanza fra chi poteva solo osservare la bellezza delle opere e chi invece poteva possederle, fra chi ammirava il bello della Natura dalla sua capanna di legno e chi invece dal palazzo coi capitelli marmorei. Una certa qual differenza, a dir poco odiosa, che non poteva passare inosservata a lungo… E sfido l’animo più nobile a preferire la prima delle due condizioni (che non si chiami San Francesco e perciò e non per niente è diventato santo)
Si generò così, in maniera del tutto naturale, la lotta per l’ottenimento della condizione che fra le due appare al 99% della popolazione mondiale la più desiderabile e auspicabile.
Il concetto di bellezza col tempo si è esteso, nel senso che la gamma dei prodotti corrispondenti alla categoria delbello si è allargata a comprendere gioielli, automobili, abiti, orpelli di ogni sorta, panfili da mille e una notte e chi più ne ha più ne metta…oggetti artistici, senza dubbio, di altisonante design, opera di nuovi dei: stilisti, designer, ingegneri, architetti, avveniristici ‘Leonardi’ da rotocalchi patinati.
Di fronte al bello, di qualsiasi genere e forma, la sensibilità, sedotta, abbassa ogni difesa e si arrende.
Perché condannare tale debolezza?
Ma soprattutto, perché condannare chi desidera abbandonarsi al piacere di questa? tenuto conto che, ad alcuni, è dato di crogiolarsi in tale estatico piacere senza ritegno.
È la bellezza la vera fonte, l’origine della brama e della follia, della lotta per il suo possesso, del delitto… (ma di tutta una letteratura tragica in questo senso dirò in altre sedi).
È per avere la bellezza che si adora il denaro, perché esso può comprarla.
Il denaro in sé non avrebbe alcun potere, alcun valore, se non fosse l’unico mezzo per ottenere la bellezza.
Con tutto ciò, come si può affermare, caro Dostoevskij, con tutto il rispetto, che la bellezza salverà il mondo? Come si fa, se donne già bellissime, rincorrono botulino, acidi ialuronici, siliconi e veleni pur di diventare ancora più belle e muoiono dietro a questo sogno, rimangono sfigurate o, nel migliore dei casi, si trasformano in fantocci di gomma dall’espressione uguale per tutte?
Con quali presupposti, data questa sensibilità e soprattutto questa stirpe umana troppo umana, si può essere tanto ottimisti?
Solo nell’Utopia dove il bello è condiviso da tutti, appannaggio di tutti, a disposizione della collettività, la bellezza potrebbe essere un valore positivo. Diversamente essa potrà solo continuare a generare invidie, sopraffazioni, caos, prostituzione, distruzione. Per omnia secula seculorum.
Nessun commento:
Posta un commento