
(intervista a Andrea Muccioli, pubblicata su Rimini IN Magazine)
Avvocato e sociologo, padre di tre bambini ed appassionato cultore di vini e vitigni, Andrea Muccioli, che non vuole appellativi altisonanti e chiede di essere definito semplicemente ‘il responsabile’, è il leader di San Patrignano, colui che ha scommesso sull’eccellenza e sulla formazione professionale per restituire a giovani sconfitti il senso della dignità e del valore.
È un pomeriggio invernale a San Patrignano. Guardando quella ‘città’ che pare la rappresentazione dell’Utopia platonica, per ordine e armonia che vi regnano, le parole di Andrea Muccioli intrecciano i fili di tre storie parallele in una narrazione univoca: la sua vita, quella di Vincenzo Muccioli e quella della Comunità che guida dal 1995 quando, all’età di trentun anni, successe al padre al vertice di San Patrignano. Eredità pesante. Eppure lui, Andrea, ne ha amministrato con saggezza il valore, aggiungendogli la personale visione, compiendo il difficile passo di dare superamento nella continuità, affinché la scomparsa di Vincenzo Muccioli non significasse la fine di un’epoca e di una storia ma un passaggio di consegne nella direzione di un futuro che si costruisce insieme giorno per giorno. Il passato, invece, ha inizio a Rimini, sul finire degli anni Sessanta, primi anni Settanta, quando le vacanze si chiamavano ancora ‘villeggiatura’ e i turisti ‘bagnanti’.
“Durante l’estate i miei genitori gestivano l’albergo di famiglia – racconta Andrea – ed io e mio fratello Giacomo trascorrevamo le nostre vacanze come tutti i figli di albergatori: condividendo divertimento e spensieratezza con i figli dei clienti che, quella volta, soggiornavano a Rimini anche un intero mese. Nascevano amicizie che gli anni consolidavano e che ricordo sempre con piacere, insieme ai giochi e agli scherzi che inventavamo...”
Quando l’estate finiva, la vita continuava nella tenuta di famiglia a Coriano, dove ad ottobre iniziava la vendemmia ed era tutto un vociare a festa di bambini e di cani che correvano e si rincorrevano. “Mio padre amava i cani, li allevava da anni. Il suo allevamento aveva già allora una dimensione europea. Amava anche le sue vigne, anche se il nostro vino, allora, non era certo quello di oggi. San Patrignano era molto diversa, era il luogo delle feste, dove ci si ritrovava con amici e parenti per ammazzare il maiale, o insieme ai contadini per la vendemmia. C’era una gioia, un’allegria che mi sembra ancora di vedere, di sentire...” Le parole evocano immagini e sono tutte immagini di grande intensità. Andrea non le sceglie, le lascia libere di rappresentare i suoi ricordi d’infanzia e di trasmettere sensazioni all’ascoltatore. “Mia madre prendeva spesso parte ai nostri giochi, anzi, alcuni li organizzava lei, e con quale maestria! Mi ricordo per esempio del Coniglio Pasquale, una caccia al tesoro in cui lei nascondeva, disseminandoli per tutto il giardino, dolci e caramelle che noi bambini dovevamo trovare, in una caccia miracolosa che si prolungava fino a sera.” Di ricordo in ricordo gli anni dell’infanzia si compongono fino ad arrivare alla seconda metà degli anni Settanta, quando la vita iniziò a cambiare, dapprima piano piano, poi in maniera sempre più radicale e definitiva.
“Mio padre e mia madre, che sulle decisioni importanti erano sempre d’accordo, spesso si erano proposti di fare qualcosa per poter dare anche agli altri quella ricchezza, morale e materiale, che possedevano. E anche se all’inizio non c’era stato un progetto chiaro, una sorta di promessa aleggiava in attesa di prendere corpo. Iniziarono interessandosi di medicina alternativa insieme ad un gruppo di amici con la passione comune per quelle terapie che oggi vanno tanto di moda e si chiamano olistiche, pranoterapeutiche, fitoterapiche, orientali... Le mettevano a disposizione di chi ne aveva bisogno, in forma totalmente gratuita. Trent’anni fa però la mentalità era meno aperta e si guardava all’alternativo con sospetto. Mio padre venne definito ‘Santone’ con una accezione, direi, non positiva. Lui era piuttosto un uomo con una personalità carismatica ed una sensibilità molto spiccata, consapevole di doti un po’ al di fuori del comune, un uomo che per noi è stato un padre buono e presente, che mi ha insegnato tutto ciò che so e che mi ha trasmesso lo spirito con cui guardo ogni giorno la vita, lo stesso che anch’io m’impegno di trasmettere ai miei figli.”
Era il 1978 e Vincenzo Muccioli insieme ad un gruppo di volontari iniziò ad accogliere a San Patrignano i primi ragazzi affetti dal problema della tossicodipendenza con una idea di base: amarli come fossero stati loro figli e comportarsi di conseguenza. Nel giro di pochi anni gli ospiti della comunità divennero centinaia. Si diffondeva sempre più la consapevolezza che a San Patrignano il problema si poteva risolvere e in tanti chiedevano di entrare.
“In quel momento persi mio padre. Perché occuparsi di quei nuovi figli, tanto bisognosi di vicinanza e di tempo, occupava tutto il suo tempo e tutte le sue energie. Non tornava più a casa e la nostra in quel momento fu proprio una separazione fisica. Avevo 16 anni quando mia madre ci disse che era stato arrestato per sequestro di persona... Quei momenti difficilissimi sono scolpiti altrettanto a fondo nella mia memoria; per noi figli in quel momento si trattava di compiere un passaggio: soffrire della nuova condizione, oppure capirla e cercare in qualche modo di condividerla, di farla un po’ anche nostra. Devo dire che la decisione maturò in maniera naturale dentro di me; con il tempo imparai ad amare quella nuova famiglia come prima avevo amato quella esclusivamente mia. Cambiava la dimensione dei rapporti e anche il senso della vita: ho vissuto situazioni forti e drammatiche per un ragazzino, ho visto puntare su mio padre un coltello e lui risolvere la crisi con parole e abbracci... Le cose che puoi vedere qua in un solo giorno, fuori non le vedresti in un’intera vita.”
Gli anni successivi sono un susseguirsi di evoluzioni ed eventi che riguardano la Comunità: nel 1985 viene costituita la Fondazione San Patrignano, che raccoglie i liberi contributi dei sostenitori, l’anno successivo San Patrigno è riconosciuta come struttura di formazione professionale dalla Regione Emilia Romagna, nel 1990 la fondazione San Patrignano è riconosciuta Ente Morale dallo Stato italiano in seguito alla donazione con cui Muccioli e la sua famiglia cedono tutti i propri beni immobili alla comunità. Nel 1993 gli ospiti della comunità sono 1600 e l’anno seguente viene inaugurato il Centro Medico, una struttura in grado di rispondere a tutte le esigenze sanitarie degli ospiti e dotato di un reparto all’avanguardia nel trattamento e nella cura dell’infezione da Hiv e delle patologie ad essa correlate. In quegli anni, Andrea aveva studiato a Bologna e si era laureato in Giurisprudenza. Aveva viaggiato molto, con lunghi soggiorni negli Stati Uniti, in Canada, in Giappone, in sud America. “Per sei mesi l’anno m’impegnavo al massimo con lo studio, gli altri sei mesi li dedicavo a scoprire il mondo. Non viaggiavo in ‘business class’, anzi, il mio stile era quello del viaggiatore autentico, alle volte in autostop; dove arrivavo mi fermavo per qualche mese, lavoravo per mantenermi e conducevo una vita spartana, senza fronzoli. L’importante era conoscere il più possibile, fare esperienze diverse, imparare.” Nel 1988 in biblioteca aveva conosciuto Cristina, la fidanzata prima e moglie poi che, come Antonietta aveva fatto con Vincenzo, ha seguito Andrea in tutte le scelte di vita, non solo accettando, ma condividendo pienamente la missione cui la vita lo ha condotto e che oggi lavora come avvocato presso lo studio legale di San Patrignano.
“Dopo l’esame da avvocato, ho iniziato a lavorare in una società di ingegneria, la Snam Progetti, occupandomi di contratti internazionali, ma sentivo sempre più il bisogno di avvicinarmi a mio padre e alla sua missione, così un giorno sono andato da lui e mi sono messo a disposizione. Ho iniziato a lavorare qui come volontario con un progetto preciso: perseguire la via dell’eccellenza, della bellezza delle cose da comunicare ed esprimere anche all’esterno.”
A capo del nuovo ufficio commerciale, Andrea diede avvio alla commercializzazione dei prodotti bellissimi che vengono realizzati dai laboratori artigianali di San Patrignano, chiamò al suo fianco importanti manager e insieme elaborarono strategie di marketing e percorsi di sviluppo di alcuni settori, per esempio quello del vino.
Nel 1995 Vincenzo Muccioli, fondatore della comunità muore. In quello stesso anno San Patrignano, guidata da Andrea, da vita insieme ad altre sette grandi comunità europee e americane a “Raimbow –International Association against Drugs” organizzazione non profit costituita oggi da 200 associazioni e strutture di recupero di tutto il mondo che si battono per la cultura della vita contro ogni forma di legalizzazione delle droghe.
L’anno successivo negli impianti di equitazione di San Patrignano si svolge la prima edizione del concorso ippico internazione “Challenge Vincenzo Muccioli” cui partecipano i più importanti cavalieri del panorama internazionale e che quest’anno, dopo aver ospitato il Campionato Europeo (2005) ha festeggiato il decennale.
Nel 1997 San Patrignano si accredita come “Organizzazione non governativa presso le Nazioni Unite con lo Status di “Consulente Speciale presso il Consiglio Economico Sociale dell’Onu e l’anno successivo Andrea Muccioli partecipa all’Assemblea Generale dell’Onu sul problema tossicodipendenze, svoltasi a New York.
Sul finire del secolo, gli ospiti in comunità sono 1800, Andrea prosegue anche gli studi e si laurea in Sociologia, le sue passioni sono: il figlio Lorenzo -che oggi ha nove anni e due fratellini, India di 4 anni e Iacopo, di 1 anno e mezzo - e i vigneti che stanno per diventare il fiore all’occhiello della Romagna, con le loro produzioni di Montepirolo e Avi (che significa ‘a Vincenzo’) che vengono giudicati eccellenti dalle migliori guide enologiche. Oggi, anche il Noi, annate 2003 e 2004, si aggiunge con onore alla prestigiosa cantina San Patrignano, la cui nuova struttura è stata inaugurata nel 2004. Oggi San Patrignano è una realtà produttiva importante, guidata da Andrea Muccioli, che non vuole appellativi altisonanti e chiede di essere definito, semplicemente “il responsabile”. La sua dimensione è cambiata, ma la missione è rimasta invariata da come Vincenzo Muccioli l’aveva pensata e voluta: basata sull’uomo e sulla sua dignità. “La dignità è ciò da cui è partito mio padre: il desiderio di restituirla a coloro che non vi credevano più. Lui mi ha insegnato ad essere un uomo che sceglie: i valori, i principi morali, la solidarietà. Questo tipo di uomo riesce ad essere coerente con la vita, con se stesso e con la propria coscienza anche nei momenti di difficoltà. Qui poi, dai ragazzi, ho imparato il prezzo del dolore e del sacrificio per tornare a guardare con fiducia alla vita; così mi impegno ogni giorno ad essere per loro un punto di riferimento -e loro lo sono per me- con imprecisioni, certo, con errori umani, ma questo bagaglio di vissuto, spero possa essere l’eredità che anch’io lascerò ai miei figli.”
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La Comunità e i suoi numeri.
San Patrignano è una realtà composta da: Fondazione San Patrignano e Consorzio San Patrignano con le sue Cooperative di prodotti e servizi, che può contare sulle produzioni proprie e sul contributo di donatori privati, dal semplice cittadino alla grande azienda o fondazione bancaria. Accede a finanziamenti pubblici per i progetti che si dimostrano collimanti con il proprio statuto e la propria missione. San Patrignano ha migliaia di benefattori, grazie ai quali ha raggiunto un valore immobiliare serio. È amministrata da un Consiglio formato da medici, editori, professori universitari e guidata da Andrea Muccioli.Vivono al suo interno 1800 persone di cui 160 educatori e volontari e 120 bambini; vi lavorano 250 professionisti, impegnati a trasmettere conoscenza e strumenti ai ragazzi. 400 i collaboratori esterni di cui personale medico, insegnanti, avvocati, architetti, veterinari, commercialisti, giornalisti. Nei suoi 25 anni ha ospitato 20.000 persone
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I Vini di San Patrignano
I vigneti di San Patrignano si estendono sulle colline di Coriano: oltre cento ettari complessivi di cui 83 in produzione nella vendemmia 2005, tutti di proprietà in un unico corpo. I vini prodotti dalla Comunità hanno ottenuto, negli ultimi anni, i più prestigiosi riconoscimenti italiani ed internazionali. Nel 2006 saranno commercializzati il bianco Vintàn 2005 ottenuto da uve Sauvignon e Chardonnay e i rossi: Aulente 2005 (100%) Sangiovese, Noi 2003 (60% Sangiovese, 20% Cabernet Sauvignon, 20% Merlot) e da settembre l’annata 2004. Sempre da settembre è disponibile sul mercato il bland bordolese di San Patrignano Montepirolo 2003 (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot).
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