articolo pubblicato da Rimini IN Magazine, giugno 2006
Santarcangelo
è una fucina d’artisti. Poesia, pittura e teatro sono la linfa di questo bel paese
di Romagna. Santarcangelo è un cenacolo riminese d’identità locale e, fra i
figli più noti al grande pubblico c’è Fabio De Luigi, attore, comico, uomo di
palcoscenico a tutto tondo.
Mentre tutto, intorno, è
multiculturale, multietnico e globale, fedele a se stessa l’intelligenzia del luogo promuove già da
diverso tempo un principio in netta controtendenza. E’ la ‘riminesità’, parola
coniata a proposito e che propriamente significa identità locale.
C’è grande attenzione alla
cultura della riminesità, si studiano le radici, fervono iniziative a
salvaguardia delle tradizioni e il dialetto, fatto di commedia e poesia, si riscopre
degno di una nuova stagione artistica e letteraria.
Fra i grandi della tradizione
romagnola c’è il contemporaneo Raffaello Baldini, poeta, scrittore,
commediografo il cui omaggio, ad un anno dalla scomparsa, è stato affidato alla
sapiente arte, nonché al dialetto spiccio, di Fabio De Luigi che, con il poeta, condivide teatro e paesello
natio, lingua e umorismo, sagacia e virtù. Così, nell’occasione di quello
spettacolo che Fabio si accingeva a portare in scena nella scorsa primavera ‘I Insògni. Per Raffaello Baldini’, lo abbiamo
incontrato: sempre il solito ‘ragazzo della porta accanto’ (magari avercelo, un
vicino così!), simpaticamente colto, battuta pronta e una veracità tutta
romagnola, propria di Santarcangelo, dove è nato nell’autunno del 1967. Di
questo paese-fucina da cui provengono pittori e poeti, lui ha desunto molti degli
aspetti che ha poi trasferito nella sua poetica e nel personalissimo humor ed è
forse per questo che De Luigi, fra i giovani artisti, è colui che oggi
maggiormente riesce ad interpretare e caratterizzare quella ‘riminesità’ di
matrice tradizionale, contestualizzata e resa più che mai attuale dalla vena
comico-intimista cui lo porta la modernità e forse anche il suo più autentico
modo di essere ‘un Aldo qualunque’, affascinante quel tanto che basta, sempre
piacevole da ritrovare. Così, oltre a dir di lui tutte le cose belle e
importanti che ha fatto e che fa, dai Mai dire Gol (e Mai dire... tutto il
resto) alla sit-com Love Bugs, passando per la conduzione dell’ultimo Festival
Bar, senza dimenticare il cinema, la radio, il teatro e il tanto cabaret, è con
questo spettacolo tutto riminese che vogliamo raccontare Fabio De Luigi,
raccontando parallelamente una bella pagina di Romagna e qualche atto della sua
commedia quotidiana.
Del conterraneo Baldini, milanese
d’adozione dal ’55, Fabio dice: “E’ il poeta più teatrale, la sua opera è una
sorta di pièce, di lui mi hanno sempre colpito la fantasia, il ritmo, la
capacità scenica. Era un timido, Lello Baldini, un uomo riservato, ma con una
padronanza teatrale che lo rendeva un attore fenomenale, ma soprattutto era il
miglior interprete dei propri testi.” E sulla scena, accompagnato dalle musiche
di Andrea Alessi, ma anche a voce nuda, Fabio incatena lo spettatore per due
ore di poesie che sanno d’amaro, di vero, di vita. Sono le poesie tratte dalle
raccolte ‘Ad Nota’ (di notte) ‘Ciacri’ (chiacchiere) ed ‘Intercity’. Lui le
interpreta come un tempo avrebbe fatto l’autore, strappando anche qualche
sonora risata o piuttosto un sorriso mesto di riflessione sull’ineluttabilità
delle cose della vita. Fabio legge quei testi dialettali con una disinvoltura che
la dice lunga sulla sua dimestichezza con la lingua dei nonni. “Certo – ammette
- il dialetto si parla ancora qualche
volta in casa mia, come in tutta Santarcangelo, del resto. Il dialetto è la
lingua della strada, degli amici, del bar: lo si usa quando si vuol dare enfasi
ai racconti, per parlare di politica e di sport. E poi, come diceva Raffaello,
certe cose accadono in dialetto!” E la provincia, quella terra di confine fra
le cose che accadono alla maniera dialettale, continua ad avere effetto sul
giovane attore che oggi passa gran parte del tempo nella grande città, a Milano
anche lui, come Lello Baldini, e come Baldini, anche Fabio De Luigi porta con
sé, nella metropoli, lo spirito di questa sua terra antica di tradizioni e di spunti
solari da cui attingere a piene mani. “Nello scegliere i testi che avrei
interpretato mi sono fatto consigliare da mio padre, ma è stata dura!
Scorrevamo e leggevamo le diverse poesie e convenivamo: ‘questa ci vuole,
questa non può mancare, quest’altra non si può non fare...’ Ho avuto la fortuna di conoscere Baldini, -
prosegue De Luigi - ma purtroppo non tanto quanto avrei voluto. Ci siamo sempre
ripromessi di mangiare una pizza insieme. E’ colpa del tempo: si pensa di averne
sempre tanto davanti. Alla fine ti accorgi di non aver fatto in tempo.”
Fabio De Luigi da bambino giocava
a baseball sulle strade di Santarcangelo, lo dichiara in una bella intervista
rilasciata qualche anno fa a .... Da grande giocava in A1 vestendo la maglia
dei Pirati di Rimini. Il Baseball, pur non praticandolo più in maniera
professionistica, rimane il suo secondo amore dopo lo spettacolo (famiglia e
fidanzata a parte). La sua carriera d’artista comico inizia nel 1990, anno in
cui si presenta al concorso La Zanzara d’Oro ed esordisce a soli ventiquattro
anni allo Zelig di Milano -teatro da cui
poi ha preso avvio l’omonima trasmissione televisiva- con lo spettacolo ‘Il fosforo fa bene alla memoria’. Fra i
suoi personaggi nati e cresciuti all’ombra di quella ribalta e dei vari Mai
dire Gol, Mai dire Maik, Mai dire Grande Fratello, chi può dimenticare le
performance del cantante Olmo, del supereroe Medioman, dei pittoreschi Primo
Drudi, Petrunio, Bastilani, del modello Fabius e poi del nobile Guastardo della
Radica, dell’ingegner Cane autore del famoso progetto del ponte sullo stretto,
dell’imitazione di Miguel Bosè e di quella di Patrik? Nel 2002 a Rimini Fabio,
insieme a Paolo Cananzi, Paolo Cevoli e Martina Colombari, dà vita ad uno dei
Capodanni di piazza più belli degli ultimi anni. Noi c’eravamo quella notte di
fine anno, quando i suoi ‘tipi’ più noti si sono alternati sul grande palco di
piazzale Fellini ad un elegantissimo Fabius in smoking bianco che
magistralmente ha presentato uno spettacolo ispirato proprio alla riminesità.
Insieme ai quattro artisti d’origine riminese c’erano anche altri personaggi,
non noti al grande pubblico, ma pilastri di questa città che lo spettacolo
voleva omaggiare. Fra questi ricordiamo il compianto Marco Magalotti e la nota
voce della Pubblifono, Betty Miranda.
Nel 2002 insieme al gruppo di
sempre, La Gialappa’s, ha inciso il CD ‘Olmo&Friends’ per sostenere Emergency
di Gino Strada ed aiutare i medici in Afghanistan che arrivò ai vertici della
classifica italiana. Fra le canzoni dell’album le pietre miliari della sua
storia: ‘C’è simpatia’, ‘Piccolo fiore
bugiardo’, ‘Dimmi cosa pensi di me’.
Fabio passa dal piccolo al grande
schermo con estrema duttilità, recitando anche in teatro. Dopo ‘Matrimoni’ di Cristina Comencini, è
coprotagonista, insieme a Claudio Bisio, di ‘Asini’
di Antonello Grimaldi. Poi è la volta di ‘Il
Partigiano Johnny’ nell’adattamento cinematografico di Guido Chiesa del
Romanzo di Beppe Fenoglio, di ‘E’ già
ieri’ di Giulio Manfredonia e di ‘Un
Aldo qualunque’ di Dario Migliardi che esalta la vena malinconica e
dolcemente comune di questo ragazzo di periferia che, da romagnolo doc riesce
verisimilmente ad interpretare il ragazzo pugliese protagonista della storia.
Nel 2004 oltre ad interpretare il ruolo del
protagonista del film ‘Ogni volta
che te ne vai’, ricopre anche quello di sceneggiatore, scrivendo una
commedia ambientata in territorio riminese, costellata di personaggi
stravaganti, abitanti di un piccolo mondo antico. Lì c’è Orfeo che sogna di
diventare un cantante di liscio. E’ un ritorno alle origini totale: anche Olmo
era un cantante e il liscio è la musica di questa terra, di questa riminesità
che avvolge sulle note dell’orchestra di Raoul Casadei. Al fianco di Stefania
Rocca, Fabio recita in teatro nella commedia ‘Irma la dolce’ e durante l’ultima stagione porta in scena ‘Il bar sotto il mare’, per la regia di
Giorgio Gallione, piece che ha reso celebre Stefano Benni e rivelato la
maturità artistica di Fabio De Luigi che oggi viene salutato dalla critica uno
dei migliori e più completi artisti italiani.
Da due anni Fabio veste i panni
del commercialista fidanzato prima della Hunziker e poi della Canalis che ogni
sera, nella striscia delle diciannove, porta alla ribalta, in maniera
paradossale ma paradossalmente verista, una vita di coppia che è un eterno
sketch (o match?) Fra amore e sopportazione reciproca, ciascuno, al fine, si
può riconoscere nelle vicissitudini quotidiane dei due famosi protagonisti. Di Fabio le partner della sit-com dicono che è
un grande professionista e Fabio ammette “Sono molto pignolo nel lavoro.
Preciso e scrupoloso. Credo nella preparazione metodica, e anche se la capacità
d’improvvisazione non può mancare ad un attore, il palcoscenico è l’ultimo atto
di un processo basato sulla preparazione.”
Noi lo eleggiamo all’unanimità uno
dei nostri miti e restiamo in attesa che si comperi finalmente quel
bell’appartamento di fianco al nostro.
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